È molto difficile inquadrare in unico movimento artistico la complessa personalità di Paul Klee. L’artista infatti ebbe continui ripensamenti riguardo alla scelta della propria professione, era combattuto se scegliere tra pittura, musica o poesia. Per coloro che sono dei creativi, non sarà difficile pensare a come si doveva sentire uno dei più grandi artisti del ‘900 nel dover fare una scelta di questo tipo. Alla fine, di ritorno da un viaggio in Tunisia, Paul Klee sceglierà la pittura, affermando:
“il colore mi possiede. Io e il colore siamo tutt’uno: sono pittore”
Questa affermazione mette in evidenza non solo la scelta dell’artista, ma anche una delle caratteristiche principali dell’opera di Klee: il colore. Davanti alle sue opere è difficile rimanere indifferenti all’uso singolare ed evocativo del colore, il cui valore viene rafforzato dall’utilizzo di innumerevoli tecniche e materiali pittorici come: acquerelli, disegni, acqueforti, dipinti a olio su cartone o su tela, dipinti sotto-vetro, marionette, teatrini ecc… Il leitmotiv di tutta la sua arte è la creazione di un linguaggio espressivo nuovo, attraverso una vasta esperienza e conoscenza che spaziava dalla poesia alla musica, dalla scienza alla matematica. Elementi ricorrenti nella sua opera sono:
L’artista mescolava elementi provenienti da diversi linguaggi per creare un nuovo linguaggio espressivo. Scopo di Klee era quello di trovare l’elemento comune tra tutte le arti, ovvero l’essenza creativa, il cuore della creazione come dice lui stesso.
Che cosa intendeva dire con queste parole?
L’arte secondo Klee non doveva copiare la natura, ma prendere ispirazione dalla genesi delle forme naturali per creare un nuovo mondo figurativo. L’artista possedeva una collezione di storia naturale per lo studio della struttura degli organismi e del loro processo di crescita nello spazio, che aveva avuto modo di raccogliere durante i propri viaggi sul Baltico e in Sicilia.Questo rapporto tra natura, artista e opera viene spiegato dall’artista durante una conferenza a Jena nel 1924:
“permettetemi di ricorrere ad un paragone, il paragone con l’albero. […] L’artista si trova dunque nella condizione del tronco. […] egli trasmette nell’opera ciò che ha visto. E come la chioma dell’albero si dispiega in ogni senso nello spazio e nel tempo, così avviene con l’opera. Nessuno vorrà pretendere che l’albero la sua chioma la formi sul modello della radice. […] l’artista contempla le cose che la natura gli pone sott’occhio già formate, con occhio penetrante. E quanto più egli penetra, tanto più facilmente gli riesce di spostare il punto di vista dall’oggi all’ieri; tanto più gli si imprime nella mente, al posto di un’immagine naturale definita, l’unica, essenziale immagine, quella della creazione come genesi”.
Paul Klee affronterà anche altre tematiche relative alla rappresentazione quali: la relatività delle cose visibili, la dualità concettuale (secondo la quale, nella natura come nell’arte, ogni energia esige un complemento per il raggiungimento di una situazione di quiete e armonia), la riduzione alla forma pura vista come “forma infantile”. Tutte queste riflessioni sono documentate dall’immenso corpus teorico scritto dall’artista durante il suo insegnamento alla Bauhaus che sarà di grande supporto all’interpretazione delle sue opere. Questo ci fa capire che probabilmente l’artista era ben consapevole dell’importanza delle proprie ricerche, tanto che già all’inizio della propria carriera aveva intrapreso anche la catalogazione della proprie opere e riorganizzato gli appunti del proprio diario.
Conoscere il pensiero di Paul Klee attraverso i suoi scritti è fondamentale per capire fino in fondo il significato della sua arte, la quale non si allontanerà mai definitivamente dalla natura, come avevano fatto gli astrattisti, ma riuscirà a rendere visibile, ovvero a creare un mondo nuovo dove poter vedere l’essenza stessa delle cose attraverso la purificazione delle forme.